domenica 4 novembre 2012

>> Occhio agli orologi sciolti!! <<

(1^ puntata)


Salvador Dalí (Figueres, Catalogna 1904-1989) fu il maggior pittore surrealista spagnolo. Formatosi alla Scuola di belle arti di Madrid, dopo il 1929 aderì al surrealismo. I quadri degli anni Trenta rappresentano immagini oniriche e oggetti d'uso quotidiano deformati, come i famosi orologi "sciolti" della Persistenza della memoria (1931, Museum of Modern Art, New York):





Ami la vita
allora non sciupare il tempo
perché è la sostanza
di cui la vita è fatta
(Benjamin Franklin)



«E’ tardi, è tardi!» urla il coniglio bianco della fiaba “Alice nel Paese delle Meraviglie” ad ogni momento. E corre via con il suo orologio nel taschino.
E’ fuor di dubbio che la nostra vita è vissuta nel Tempo. Anche perché il Tempo va oltre la nostra nascita e la nostra morte: nel passato c’era, nel presente c’è e rimane nel futuro, anche quando saremo passati a miglior vita.
Molto spesso però il Tempo sembra fuggire, oppure sembra non passare mai. Noi oggi che viviamo nel mito dell’Alta Velocità ovunque e comunque, ne siamo vittime, schiavi dell’orologio che teniamo sempre sotto controllo per inseguire i nostri “importanti appuntamenti” e sempre più spesso ci sentiamo rispondere da un amico o un parente “scusa non ho tempo”, per fuggire con una fretta terribile per realizzare, con fatica, i propri obiettivi lavorativi.
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Occuparsi del Tempo e scriverci un saggio, come ho tentato timidamente di fare io, certamente ha un suo certo fascino, ti insegna a riflettere su certi comportamenti dell’ “homo tecnologicus”, cioè dell’uomo moderno: perché tanta fretta, ti viene da dire, se poi ti logori e ti stressi? Per correre dietro a chi, a che cosa? Vale la pena correre? Per essere felici è necessario correre? Si possono vivere delle esistenze in maniera meno frenetica, ma con una migliore qualità della vita? E se poi l’orologio ti si “scioglie”, per così dire, in mano?
Questo libro che state per cominciare a leggere non vuole essere un manuale con delle ricette pronte e/o delle soluzioni e rimedi per vivere felici ed in armonia senza il logorio delle grandi corse che vi rovinano la salute e l’esistenza tutta.
Non ci sono risposte preconfezionate.
Non ci sono ricette o strane alchimie per combattere contro il Tempo.
In pochi sono quelli consapevoli che l’uomo è padrone del Tempo quando riesce ad imprimervi la propria personale e libera prospettiva. Quando cioè lui stesso ne diviene in qualche modo “padrone”, senza farsi schiacciare da esso.
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Nel fluire della nostra esistenza, l’essere umano ha continuato a lottare contro il Tempo, perché il Tempo vuol dire vivere alla ricerca del senso di questa vita e di quanto può ancora andare avanti sia nel Tempo biologico dell’individuo, “passando il testimone” delle ricchezze umane ai posteri, ai figli ed hai figli dei figli…trasmettendo nel Tempo idee, opere, sentimenti, valori e memoria di ciò che si è stato. Una memoria che deve lasciare il segno, che serve per capire come è stato costruito quello che noi chiamiamo Progresso, come si è arrivati oggi alla grande libertà che abbiamo come umani ed italiani, su quali sofferenze si è passati nel Tempo fino ad oggi.
Nella vita umana non c’è solo un Tempo, bensì esistono una grande molteplicità di Tempi. Ecco dunque che abbiamo non solo un tipo di orologio, ma più orologi di tutti i generi. L’uomo ha imparato a misurare il Tempo con questo marchingegno che, piano piano, è diventato uno «strumento laico di dominazione economica, sociale e politica tramite la suddivisione in ore di lavoro e di occupazioni quotidiane; lo ha organizzato in calendari, che mostrano quanto tempo è passato sulla freccia che conduce al domani e indicano la ciciclità di ricorrenze, stagioni, eventi della natura. Entrambi sono tempi collettivi e “oggettivi”, che la comunità umana ha disposto frammentando i periodi dell’anno, le giornate, le ore, dando ad esse un peso diverso, a seconda del loro significato civile, politico o religioso» (1)
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Oggi l’uomo sembra non accontentarsi dei limiti temporali che può vivere. Ed ecco che alcuni ricercatori stanno studiando a come produrre quella ricetta del cosiddetto “Elisir di lunga vita” che, secondo costoro, ci porterebbe a vivere fino a 120 anni. Eppure già oggi abbiamo quelli cosiddetti “vecchi” che si sentono giovani, come dei ventenni, mentre i cosiddetti “giovani” che si sentono (o per taluni sono) già “vecchi” perché non vedono un futuro roseo, una prospettiva lavorativa: per loro parrebbe esserci solo incertezza e precarietà.
Eppure il Tempo biologico che parte dalla nascita, porta alla giovinezza ed alla maturità, per condurci pian pianino alla vecchiaia ed alla morte, fa paura, ci spaventa: sembra un Tempo contro cui noi siamo impotenti, la cui corsa noi non possiamo frenare. E’ così, irrimediabilmente così, non c’è nessun lifting (o altro) che tenga che ci potrà mai far rimanere dei baldi giovanotti.
E qui, assieme al Tempo biologico, si intreccia la nostra psicologia che ci fa vivere molto spesso in affanno, in depressione ed in tristezza la nostra decadenza, oppure i nostri drammi, la nostra insensata corsa verso il Tempo, mentre invece ciò che è bello, gioioso, sembra che fuggano via in un batter di ciglio.

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Scrivendo questo libro credo sia stato molto interessante chiedere ad alcuni significativi personaggi, scelti tra i tanti, di raccontarci come vivono (o come hanno vissuto) loro il Tempo: è il caso di un meterologo, di un detenuto, di un medico responsabile del 118, del neuropsichiatria infantile che ci ha spiegato come i bimbi vivono il Tempo.
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I percorsi che in questo volume sono stati presentati sono solo un semplice stimolo, un modesto contributo alla riflessione sulla complessa problematica del Tempo e di come noi lo usiamo molto, troppo spesso malamente, a scapito della nostra salute e del nostro benessere.
Volutamente non c’è stata la pretesa, da parte mia, di occuparmi in così poche pagine di ciò che pensa la filosofia del Tempo, così come non sono stati volutamente affrontati quei risvolti di tipo artistico, musicale o religioso del Tempo. Anche perché si sarebbe rischiato di fare solo qualche goffo accenno nel “Mare Magnum” di materiale che si può trovare sull’argomento scritto da esperti molto più bravi e qualificati del sottoscritto.
Insomma, chi vive bene il Tempo vive bene la vita. Perché il Tempo è la vita!
Concludo questa breve introduzione con un interessante apologo:
«Tra le molte virtù di Chuang-Tzu c’era l’abilità nel disegno. Il re gli chiese il disegno di un granchio. Chuang-Tzu disse che aveva bisogno di cinque anni di tempo e di una villa con dodici servitori. Dopo cinque anni il disegno non era ancora cominciato. Ho bisogno di altri cinque anni, disse Chuang-Tzu. Il re glieli accordò. Allo scadere dei dieci anni Chuang-Tzu prese il pennello e in un istante, con un solo gesto, disegnò il più perfetto granchio che si fosse mai visto»
(apologo inserito da Italo Calvino nelle sue “Lezioni americane” – Ed. Garzanti 1988 , a conclusione della lezione che ha come tema la Rapidità, individuata come uno dei valori da trasmettere nel nuovo millennio, assieme a Leggerezza, Esattezza, Visibilità, Molteplicità)


(1) - L.C. Baldo – S. Chiesa, “Tempo e memoria – Percorsi di ascolto fra letteratura e musica”, Casa Editrice Dell’Orso 2003, p. 247

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